Il nuovo redditometro: le spese sotto osservazione

Impostato sul modello dei paesi del Nord Europa per stanare l’evasione fiscale, il nuovo redditometro rappresenta una delle novità più dirompenti che interesserà le dichiarazioni fiscali riferite agli anni 2009 e 2010.

Con questo strumento l’Erario ambisce a portare nelle casse dello Stato oltre 741 milioni di euro nel 2011, 1,2 miliardi di euro nel 2012 e 1,3 miliardi di euro nel 2013.

Interesserà oltre 41 milioni di contribuenti – persone fisiche – tra cui professionisti, commercianti, artigiani, imprenditori individuali, dipendenti e pensionati.

Avrà l’obiettivo di individuare le persone che non dichiarano o che nascondono le imposte da versare allo Stato mediante il confronto tra quanto dichiarato e quanto speso dal contribuente.

Ma spieghiamo meglio il funzionamento del nuovo redditometro, le spese che rientreranno nelle lente del Fisco e come il contribuente potrà difendersi.

Come funziona

Le spese saranno pesate secondo un calcolo statistico per arrivare a un reddito stimato del nucleo familiare; quest’ultimo sarà poi rapportato ai redditi dichiarati dai componenti della famiglia per rilevare eventuali anomalie; in altre parole verrà valutato il tenore di vita condotto dal contribuente con i redditi dichiarati nel corso dell’anno.

Saranno almeno 100 le voci di spesa tenute sotto controllo che verranno elaborare con un software secondo una metodologia statistico matematica che si applicherà in relazione a precisi gruppi di famiglie differenziati per aree geografiche.

L’accertamento si attiverà quando il software del Fisco rileverà uno scostamento, tra quanto dichiarato dal contribuente in dichiarazione e quanto speso, superiore al 20%; in questo caso l’Agenzia delle entrate inviterà il contribuente nei propri uffici locali per un contraddittorio, nel corso del quale il cittadino dovrà spiegare e giustificare gli scostamenti evidenziati.

Quali spese saranno osservate

In prima battuta saranno osservate le spese che emergono dalle dichiarazioni dei redditi e per le quali si fruisce delle detrazioni fiscali, come ad esempio gli interessi passivi del mutuo sugli immobili, le spese di ristrutturazione, le spese mediche, ecc… e quelle per le quali si fruisce delle deduzioni d’imposta come i contributi versati per le colf, le somme versata per la previdenza complementare, i contributi obbligatori, ecc…

In seconda istanza verranno prese in considerazione le spese rilevabili dalle banche dati del Fisco come il pagamento di canoni di leasing, l’acquisto o il possesso di auto e barche, l’affitto di residenze estive, la partecipazione a circoli sportivi e centri benessere, l’effettuazione di viaggi turistici, crociere, rette per la scuola dei figli in istituti privati ma anche le spese per la cura dei propri hobby.

Sotto l’occhio del Fisco anche le spese sostenute per le assicurazioni in caso morte, vita, salute, il versamento di contributi previdenziali e assistenziali ma anche il possesso di azioni e movimentazioni finanziarie.

Rileveranno anche le spese sostenute per la cura ed il possesso di animali.

Come difendersi dal redditometro

Nell’incontro con i funzionari dell’Agenzia delle entrate il contribuente potrà spiegare le spese sostenute e l’origine dei redditi che le hanno permesse come ad esempio un risparmio accumulato e speso successivamente, la percezione di un reddito non soggetto a tassazione che quindi non risulta al Fisco, la percezione di un reddito sottoposto a tassazione separata che quindi non è presente nella dichiarazione dei redditi, la percezione di redditi tassati alla fonte (es. titoli di Stato), ecc…

Se il contribuente riuscirà a giustificare la difformità tra il reddito e le spese, la pratica sarà archiviata; in caso contrario, potrà aderire al cosiddetto accertamento con adesione; di fatto il cittadino accetta l’esito dell’Agenzia delle entrate e viene ammesso al pagamento di sanzioni ridotte e all’eventuale pagamento rateale del maggior debito.

Nel caso in cui il contribuente non sia disposto ad accettare il risultato elaborato dall’Agenzia delle entrate, l’amministrazione finanziaria farà scattare l’accertamento definitivo ed il contribuente potrà ricorrere alla magistratura tributaria per la difesa delle proprie ragioni.

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